Questo libro è la nuova edizione ampiamente aggiornata di L’écriture à l’école primaire. Enjeux d’un bon apprentissage de la graphie, che nella pubblicazione italiana esce con il titolo Insegnare il piacere di scrivere nella scuola primaria, proprio per mettere l’accento sull’importanza e la necessità di accendere il desiderio di scrivere nei bambini.
L’originalità del testo è quindi duplice: da un lato analizza l’insegnamento e l’apprendimento della scrittura, intesa come gesto grafico, nella scuola primaria; dall’altro, unisce ai contributi dell’approccio cognitivo quelli dell’approccio dinamico che considera la scrittura come un atto generato da un sistema complesso, dinamico e aperto.
Ispirandosi a quest’ultimo, che fa leva sulla forza motivazionale del bambino e sull’indagine - al fine di attenuarne la pressione - dei vincoli interni ed esterni che gravano su di lui, l’autrice propone:
metodi di insegnamento dell’atto grafico (il tratto, la forma, lo spazio e il movimento), che aiutano i piccoli alunni a produrre una scrittura di alta qualità incoraggiando al tempo stesso l’espressione della loro personalità;
tecniche di osservazione che permettono sia all’insegnante che al bambino di monitorare i progressi inserendoli in un più ampio progetto nel corso dell'intero percorso nelle classi primarie;
presentazione di casi di bambini alle prese con le difficoltà più frequenti;
schede di attività da cui l’insegnante può trarre stimoli e suggerimenti per motivare i propri alunni.
Scritto con uno stile vivace e coinvolgente, il libro è illustrato da molti esempi che sono stati integrati con scritture di bambini italiani per consentire ai nuovi lettori di affrontarne meglio la lettura e lo studio.
Tra le scuole grafologiche più importanti vi sono la scuola morettiana e la scuola francese, ciascuna con un proprio metodo e un proprio linguaggio: quale dei due metodi è il migliore?
In realtà, afferma l’autrice, non ha molto senso parlare di vincitori e vinti, perché l’obiettivo al quale si deve tendere, è una grafologia “solidale”: che ponga cioè l’accento non tanto sulle differenze quanto soprattutto sulle somiglianze tra i due metodi che definiscono con termini diversi le componenti di una scrittura, attribuendovi però lo stesso significato psicologico.
L’architettura del testo è chiara e facile da seguire. il libro è diviso in sezioni: nella prima vengono analizzati i segni morettiani e i relativi confronti con le specie della scuola francese; nella seconda il contrario: sono le specie francesi ad essere esaminate e messe a confronto con quelle morettiane; nella terza il confronto avviene in modo più sintetico attraverso raggruppamenti per categorie; infine nell’ultima parte, dopo una sintetica presentazione dei piani di lavoro proposti dalle due scuole, vengono presentate le analisi sulle scritture di personaggi famosi eseguite da Moretti e da grafologi referenti alla scuola francese.
Lo scopo non è di dire parole definitive sulle due dottrine ma invogliare il lettore-grafologo a porsi domande che lo stimolino a riflettere: pertanto – scrive l’autrice – “destinatari sono tutti i grafologi che non vogliono chiudersi in steccati, che non si accontentano di schemini imparati a memoria, ma vogliono conoscere, approfondire, per arricchirsi anche dell’ormai necessario confronto: come peraltro più volte affermato dai migliori grafologi delle due scuole”.